martedì 17 febbraio 2015

La storia.

Il mio nome è Dilan. Solitamente preferisco scriverlo con la y perché fa più figo: Dylan. Ho 17 anni e frequento il Liceo Artistico Boscardin. Oggi sono qui a parlarvi di una realtà che rende tutti noi giovani partecipi: l’importanza della Storia.
Forse è un ossessivo bisogno di dimostrare la grandezza della genialità dell’essere umano che, in teoria, dovrebbe essere progredito nel tempo. Forse è per questo che si continua a studiare la storia. Io la trovo affascinante e, così come nell’antichità, anche oggi dovrebbe continuare ad essere “maestra di vita”. Perché, a mio parere, c’è solo da imparare dal passato, imparare molto.
E’ nella natura dell’essere umano mettere in risalto i suoi grandi traguardi, ponendo così un paragone (alquanto banale) l’oggi allo ieri. E’ scontato quello che potrebbe dire una persona normalissima che ha appreso la storia di base studiata da tutti. Se le si chiede un’opinione a riguardo del rapporto tra passato e presente essa risponderà: “è ovvio che l’uomo è progredito. Ha inventato grandi cose e ne ha scoperte altrettante”. E’ senza dubbio un pensiero vero, ma cerchiamo di analizzare come mai questa persona e molte altre facciano questo genere di affermazioni. Ebbene, lo studio della storia è il più prezioso che una persona possa coltivare. Ma il problema è che a giovani studiosi come me, l’insegnamento della storia è mirato a mettere in risalto solo certe cose che poi inducono allo spontaneo pensiero: “ora siamo molto più intelligenti, erano proprio stupidi una volta”. Teorie che mettono in oscurità le smancerie di oggi e le grandi rivoluzioni sociali di una volta. Di quest’ultime se ne parla davvero troppo poco. Vengono trattate come argomenti di passaggio. Quel genere di argomenti per il quale il professore in genere dice la frase “ ma è solo una curiosità, non ve lo chiedo in verifica”. Come l’omosessualità: non era poi una cosa maligna nel ‘400 – ‘500 tanto che un certo Michelangelo era omosessuale. Ora dell’omosessualità se ne parla come di una malattia o come se fosse Voldemort (non si deve mai nominare). C’è soltanto che da imparare dal passato.
I giovani devono sapere. Devono conoscere la vera storia. Devono sapere che l’umanità non è poi progredita così tanto, sotto certi aspetti. Che in più di duemilasettecento anni siamo ancora allo stesso punto. Parlo dell’epoca della colonizzazione. VIII secolo a.C. . “I poveri diventavano sempre più poveri, i ricchi sempre più ricchi. I rapporti di forza erano tali che i poveri non avevano alcuna possibilità di ribellarsi.”. Non si tratta di un paragrafo sui giorni nostri scritto da un qualche studioso contemporaneo. No, queste sono due righe prese dal mio libro di storia di scuola, dell’anno scorso. Notate ora qualche differenza tra il mondo di oggi e quello dell’ VIII secolo a.C. , spiegato in sole due righe? Io sinceramente no.
Sebbene io dica tutte queste cose, il mio rendimento scolastico in questa materia non brilla più di tanto, in compenso ho imparato da un mio sbaglio. Mai farsi rimandare in Storia.
“Sbagliando si impara” dicono. Jim Morrison diceva invece: “ Dicono che sbagliando s’impara, allora lasciatemi sbagliare.”. Come dargli torto. Io da un mio errore ho imparato e provo a fare lo stesso con tutti gli altri errori che continuo incessantemente a commettere, ma questo è un fatto personale. Spero solo, però, che la gente cominci veramente ad imparare qualcosa dai propri, ma anche dagli sbagli delle persone che hanno fatto la storia.
-Dilan perera